Motivazione

Dare prima di ricevere di Gianluca Spadoni

HO SCELTO QUELLA DI FELICE COME STORIA PERCHÉ RACCOGLIE IN SÉ TUTTI GLI ELEMENTI CHE CONTRADDISTINGUONO UN ATTEGGIAMENTO VINCENTE, FORNENDOMI LO SPUNTO PERFETTO PER PASSARE L’EVIDENZIATORE SOPRA ALCUNI CONCETTI CHE MI STANNO MOLTO A CUORE.

Felice è un signore magrolino e con gli occhi buoni, appartenente alla vecchia generazione, quella che ha studiato poco e ha sgobbato molto fin da subito. È uno abituato al lavoro vero, il lavoro che ti segna le mani e ti solca il volto di fatica. Un uomo dalla fede incrollabile, conosciuto proprio in un gruppo di preghiera, che ad un certo punto si ritrova a fare i conti con la faccia più crudele della crisi: quella che mette in cassa integrazione prima, in mobilità poi e che infine taglia fuori da un’azienda edile un manovale cinquantacinquenne e lo lascia, per la prima volta nella sua vita, senza un lavoro.

Si tratta di una situazione che snerverebbe chiunque e, conoscendo il soggetto, immagino che per Felice sia stata una bastonata particolarmente dolorosa.

Un benedetto giorno di Marzo 2010, probabilmente consigliato da quella Provvidenza in cui tanto confida, alza la cornetta e mi chiama. Non ci sentivamo da un po’ e il suo nome sul display del telefono mi procura un gran sorriso, gli faccio subito un po’ di feste e poco dopo arriviamo al punto: Felice cerca disperatamente un lavoro e mi chiede se conosco qualcuno in grado di poterlo assumere.

La situazione non è delle più semplici: da un lato ci sono io che conosco un mare di persone, è vero, e desidero aiutarlo in ogni modo possibile, dall’altro c’è la difficoltà di non avere nessun curriculum da presentare, nessun titolo di studio da poter giocare e un’età anagrafica che non rema certamente dalla nostra parte. Senza contare il fatto che il mio intento si sposa con quanto suggerito da Confucio: non voglio ‘sfamarlo’ solo un giorno ma ogni giorno della sua vita, non dandogli un pesce ma insegnandogli a pescare.

Gli chiedo cosa sa fare, in cosa è bravo e cosa ha da offrire in termini di esperienza e mi dice che oltre ai suoi anni da manovale ne ha anche qualcuno come cameriere e che quel lavoro gli riusciva perfino piuttosto bene.

A quelle parole mi si accende la lampadina, in mezzo minuto netto mi faccio il film su come essergli utile, creo mentalmente una strategia e dico tutto d’un fiato:

“Bene, io ti aiuto a trovare un lavoro ma ho bisogno che tu sia d’accordo su due premesse fondamentali: la prima, che farai tutto esattamente come ti indico di fare, per filo e per segno senza sgarri e, la seconda, che terrai duro e non ti abbatterai per almeno un mese, passando sopra ai rifiuti, alle risate in faccia, a qualche risposta di traverso e all’imbarazzo. Vietato scoraggiarsi. Allora, prometti?”

Lo vedo rincuorato e speranzoso e giura solennemente che farà precisamente tutto ciò che gli verrà indicato. Dunque continuo: “Perfetto, ora che abbiamo suggellato il patto con queste promesse, andiamo avanti. Per prima cosa, tira fuori dall’armadio il pantalone e la camicia più belli che hai, pulisci le scarpe buone e lavati bene le mani; bene-bene però, cerca di mandar via le tracce del cantiere”.

Quando sei pronto, parti dal lungomare di Cattolica (RN) ed entra in ogni albergo aperto che trovi pronunciando testualmente queste parole: ‘Buongiorno. Io sono Felice, di nome e di fatto, e vorrei gentilmente parlare con il proprietario’. Molto probabilmente alla reception qualcuno vorrà sapere qual è il motivo della tua richiesta e, se te lo domandano, tu rispondi che è qualcosa di carattere urgente e personale che non puoi riferire a terzi, altrimenti lo avresti già fatto. Vedrai che con la metà di questi avrai poca fortuna e l’altra metà ti chiamerà il proprietario. Quando lo avrai davanti, pronuncia esattamente queste parole: Oggi è il suo giorno fortunato! Fortunato perché io sono Felice, ho voglia di lavorare e di meritarmi uno stipendio e so che lei ha bisogno di gente come me.

Capisco bene che ora non può sapere se io sia degno o meno della sua fiducia, sono perciò disposto a lavorare qui gratuitamente un’intera settimana, dimostrandole la mia dedizione e il mio valore professionale. Conclusa la settimana, solo se lei vorrà, parleremo di lavoro. Altrimenti avrò lavorato sette giorni gratis e senza rancori, lo so bene che si ottiene di più quando si è disposti prima a dare che a prendere, avrò quindi un’altra possibilità altrove.

Bene, giunti fin qui, vedrai che qualcuno si mostrerà scettico, qualcuno penserà che si tratta di una trappola dell’ispettorato del lavoro e qualcuno ti darà una possibilità. Hai capito cosa devi fare?”. Mi risponde di sì ma me lo faccio ripetere, non si sa mai. Felice è stato preso per la settimana di ‘prova’ e poi assunto in un hotel di Cattolica, dove lavora da ormai 5 anni.

E se a qualcuno pare strano, o bizzarro o incredibile che un uomo possa ottenere un lavoro in questo modo, vi dico: non può che essere così, invece.

Il titolare dell’hotel che l’ha assunto, ha capito che il valore di Felice non è la professionalità ma l’affidabilità: una qualità che un datore di lavoro non dovrebbe mai sottovalutare. Ha capito che dando una possibilità ad un uomo disposto a rimettersi in gioco in quel modo, avrebbe ricevuto, oltre al servizio, anche la sua stima e la sua riconoscenza. E quando una persona è mossa da rispetto e gratitudine, non ‘frega’.

Non si comporta scorrettamente e non farebbe mai nulla per danneggiare il suo benefattore.

Ci tengo a questa storia perché ha il potere di riguardarti, sia che tu sia Felice, sia che ti trovi nella posizione dell’imprenditore che lo ha preso a lavorare con sé.

Se sei Felice, dovresti aver riflettuto su quanto sia importante mettere in circolo l’energia creativa, quella umile e costruttiva in grado di portarti in salvo qualunque sia l’avversità.

Se invece sei l’imprenditore, spero tu abbia appreso quanto sia importante per te saper riconoscere il valore fondamentale della persona che potrebbe, potenzialmente, diventare un tuo collaboratore. Chiediti quali sono i valori della tua azienda e se la persona in questione li rispecchia nel suo modo di fare, nell’atteggiamento e nella sua visione del mondo.

I rapporti, di qualunque natura essi siano, durano nel tempo solo se vi è partecipazione di intenti, comunione di animi e condivisione dei principi fondanti.

Ho voluto utilizzare la storia di Felice, quella che racconto nel primo capitolo del libro “Dai che ce la facciamo”, perché in essa vi è racchiusa l’essenza della mia esperienza di oltre 20 anni nel mondo del Network Marketing:

  • IL SAPER DARE PRIMA DEL VOLER OTTENERE
  • LA CAPACITÀ DI ESEGUIRE DIRETTIVE CHIARE
  • IL COMPRENDERE CHE È SOPRATTUTTO QUESTIONE DI AFFIDABILITÀ
  • LA TENACIA DI CHIEDERE A TUTTI SENZA FARSI SCORAGGIARE DAI NO
  • LA CERTEZZA CHE È QUESTIONE DI MATEMATICA E CHE I SI SONO UNA CONSEGUENZA
  • LA VOGLIA DI INDOSSARE LA NOSTRA VERSIONE PIÙ BELLA.
  • LA VOLONTÀ DI METTERSI IN GIOCO PARTENDO DA CIÒ CHE SAPPIAMO FARE
  • LA CAPACITÀ DI CIMENTARCI SFIDANDOCI IN COSE NUOVE (COME AD ESEMPIO IMPARARE A PROPORCI)
  • LA CONSAPEVOLEZZA CHE LAVORARE “GRATIS” PER UN PERIODO NON SIGNIFICHI SVILIRE LE PROPRIE CAPACITÀ ANZI, VUOL DIRE DARE VALORE AD UNA FASE DELLA VITA CHE PROSEGUE BEN OLTRE LE SCUOLE DELL’OBBLIGO E CHE SI CHIAMA APPRENDIMENTO
  • LA BELLEZZA, PER FINIRE,
DI ANDARE AL DI LA DELLE CIRCOSTANZE CHE POTREBBERO SEMBRARCI POCO POSITIVE E SAPERCI RIMETTERE IN MOTO E IN GIOCO

Il network marketing è tutto questo e molto di più.

È un modo di essere, di vivere. È una benedizione per i giovani e una splendida strada per ritornare tali per i più adulti. È un’esperienza che tutti dovremmo fare, senza pregiudizi o preconcetti, con la mente aperta al nuovo.

Quel nuovo che, nel mondo del lavoro avanza sempre più velocemente e risulta essere una minaccia incombente per chi non ne comprende le tendenze.

Quel nuovo che parla chiaro: tu DEVI essere l’imprenditore di te stesso.

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