Leadership: il decalogo di Julio Velasco

10 punti, che vi riproponiamo per la vostra crescita professionale condivisi dal grande Julio Velasco durante un suo intervento di formazione.

1. L’allenatore non fa, convince a fare (per allenare uccidi il giocatore che è in te)

Julio Velasco ha spiegato le difficoltà che hanno molti ex giocatori, sopratutto campioni, a calarsi in un nuovo ruolo, quello di allenatore. Questo è spiegato dal fatto che loro erano abituati a decidere le partite da soli. E quindi fanno fatica a convincere a fare, sono ancora tentati dall’idea di poter risolvere piuttosto che delegare. Questo vale anche per gli imprenditori, sebbene loro debbano fare e gestire insieme. Ma chi non cade nella tentazione di dire “Faccio prima a fare che a spiegartelo?“. Ecco perché per “allenare” (non solo nello sport), devi uccidere il giocatore che è in te.

2. Nell’errore bisogna cercare il motivo, non il colpevole

Facile parlare di colpe e scaricarle. Molto più difficile andare a fondo sui motivi, e sulle soluzioni.

3. La squadra si costruisce cominciando a stabilire i ruoli

Se tutti i difensori pensassero di poter risolvere le partite da soli, magari lo farebbero, in una circostanza. In quella successiva però potrebbe succedere di prendere un contropiede, di restare scoperti e di subire un gol. Se non si rispettano i ruoli gli schemi saltano. Velasco ha fatto anche l’esempio opposto. Cosa succede se un difensore che non rispetta una consegna segna un gol? Penserà di poter decidere le partite e se ne vanterà. A gli attaccanti verrà detto che loro non fanno il mestiere per cui sono pagati. E questi saranno i primi a godere di un eventuale gol subito per colpa dello stesso difensore. Siamo essere umani. Questo vale anche in azienda.

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4. Festeggiare anche gli errori nei tentativi, come con i bambini

Quando un bambino prova a dire una nuova parola e non ci riesce, viene festeggiato. Quando prova ad andare sul triciclo e cade, viene festeggiato. Perché ci sta provando. Perché ci sta mettendo tutto se stesso. Lo stesso deve avvenire all’interno delle aziende. Festeggiate ogni piccolo progresso.

5. Sì, sì… però è No

Se non c’è convinzione in una risposta, non ci sarà nell’attuarla.

6. Dite più spesso “bravo”. Ditelo anche ai bravi. Gli uomini hanno bisogno di riconoscimento. Alle donne moltiplicate per quattro

I complimenti aiutano a rendere di più. Sentirsi dire “bravo” dal proprio leader è il modo migliore per continuare a crescere.

7. Ogni tanto ci vuole qualcuno che ci spinge in piscina. E ci constringe a nuotare

Il bravo leader ti porta oltre. Ti spinge a rischiare e a provare cose che non hai mai provato prima. Ti spinge anche in piscina se necessario, perché è consapevole che tu potrai dare il meglio e imparare a nuotare. Se siete leader, il vostro compito è quello di capire quale dei vostri collaboratori riuscirà a nuotare anche in una piscina con i coccodrilli dentro. E diventerà il migliore. Bellissima la storia di Zorzi, raccontata proprio dallo stesso Velasco…

8. Chiedete più volte “perché” ai vostri collaboratori. Spesso abbiamo dei conflitti e non abbiamo chiesto perché

Capita che un vostro collaboratore abbia paura di fare qualcosa. Dietro le scelte si celano sempre delle motivazioni più o meno profonde. Andate a fondo: chiedete sempre perché. È il modo migliore per conoscerli, ed ottenere sempre di più da loro.

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9. Non si può avere il posto fisso alle Poste e fare la vita spericolata alla Vasco Rossi

Se vuoi rischiare e vuoi inseguire un sogno, ti devi dedicare a questo sogno. Velasco cita come esempio i suoi primi anni da allenatore: per allenare a Jesi ha mollato tutti, accettando un contratto al minimo sindacale. Se avesse continuato ad allenare a tempo perso non sarebbe diventato il miglior allenatore del mondo e forse non avrebbe avuto nessuna soddisfazione nemmeno dal suo vecchio lavoro. Così è per gli imprenditori, i liberi professionisti, i dipendenti. Al centro di tutto c’è il focus: scegliere una strada, dedicarsi a quella, monitorarne i risultati.

10. Chi vince festeggia, chi perde spiega

È una delle frasi più famose di Julio Velasco. C’è bisogno di aggiungere altro?

Fonte: Performance Strategies 

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